Miei scritti
Da quel giorno…..
Le pagine che seguono sono dei brevi racconti che vogliono mettere in
risalto il mio rapporto con l’Angelo custode: colui al quale Dio ha affidato le
nostre anime per illuminarle, custodirle, reggerle, governarle, donarle tanta
gioia e guidarle sui sentieri della Vita.
Sono pagine ricche di sogni e viaggi. E nel Padre, che dona
l’interpretazione dei sogni e dei fatti accaduti, identifico il Padre Spirituale,
il Sacerdote: colui che, conformandosi sempre di più a Cristo, guida ogni
creatura del Padre verso la santità. È come un Angelo che ti prende per mano e
con cura amorevole ti dona l’Amore: Cristo Gesù.
E tu, creatura del Padre, missionario, sorretto dalla grazia ricevuta
nei sacramenti, vai… cammini….ricordando
Vuole anche essere una testimonianza vissuta del mio essere Movimento
Apostolico.
È nel Movimento Apostolico che ho riscoperto l’Amore per il mio Angelo
Custode e per il cielo tutto,
l’importanza del Padre Spirituale e la mia missione.
Quanto vorrei che tutto il mondo possa essere Movimento Apostolico!
Sarebbe bello vedere un mondo pieno di tanto Amore e gioia da donare
agli altri!
Solo amando potrà nascere nel cuore di ogni uomo la necessità di vivere
la spiritualità del Movimento Apostolico valorizzando quello che non è altro
che il suo carisma: ricordare
Gusta anche tu la gioia di essere Movimento Apostolico!
Rosa Angela Vallone
Catanzaro 23 ottobre 1995
Camminavo tristemente per la mia strada ed incontrai un fanciullo che mi
disse: «Sai che ognuno di noi ha un Angelo custode? - Gli risposi
affermativamente. - E lo preghi nei momenti di bisogno?» – replicò.
Con un po’ di vergogna risposi: «Ogni tanto». E quel fanciullo mi disse:
«La mia mamma fin da piccolo mi ha insegnato a pregarlo, la mattina, la sera e
nei momenti di necessità. Sai anche a scuola quando la maestra m’interroga
chiedo aiuto al mio Angelo custode e ottengo sempre buoni voti, però se non studio,
lui non mi aiuta, anch’io devo impegnarmi!».
Un giorno ero tanto stanco e mi addormentai dimenticando di recitare le
preghierine inclusa quella all’Angelo Custode.
Feci un sogno. Vidi una grossa palla di Luce un po’ triste.
Domandai: «Chi sei? E perché sei
triste?». Mi rispose: «Sono l’angelo mandato da Dio per proteggerti. Oggi hai
dimenticato di pregarmi. Sai ero contento di aver trovato un bambino buono che
prega sempre il suo Angelo custode». Mi chiese anche di dargli un nome. Rimasi
turbato ma nello stesso tempo contento. Avevo visto il mio angelo custode. Da
quel giorno lo chiamai Palla di Luce.
Passarono giorni, mesi ed anni e nel mio cuore sentivo il bisogno di
vederlo ancora una volta.
Una sera, decisi di non rivolgergli la parola.
Ma la mattina dopo capii che quello fu solo un pretesto e nel recitare
la preghiera al mio angelo custode sentii una presenza misteriosa che sfiorò le
gote mie come per dirmi: «Sono qui, accanto a Te».
Le nostre strade si separarono. Il fanciullo continuò la sua strada, io
la mia. Mi girai, avevo dimenticato di chiedergli il suo nome. Ma non vidi più
nessuno. Ero certa, il Signore quel giorno, mi aveva dato un segno. Anch’io
avevo visto il mio Angelo custode!
Da quel giorno non fui più triste, certa che il mio Angelo custode guida
i miei passi.
Catanzaro 12 giugno 1999
Camminavo per la mia strada ed incontrai un bel fanciullo. Mi sembrava
di averlo già visto ma non ricordai dove. C’era molto chiasso attorno a me, ma
la sua mano sfiorò le gote mie e fui talmente attratta dal suo sguardo che mi
dimenticai di ogni sofferenza.
Iniziammo a dialogare e scoprii che aveva le stesse mie aspirazioni, la
stessa mia passione: il computer.
Mi raccontò che un giorno si addormentò e fece un sogno. Mi disse: «Quel
giorno sognai di essere in un’aula con tanti computer nuovi, mi colpì il fatto
che gli stessi erano ancora nei cellophane ed un maestro che con tanta pazienza
spiegava ciò che bisognava fare per dare a quella macchina così inoperosa un
“cervello”, un “cuore”. Iniziò dallo spiegare i suoi componenti e tutto ciò che
bisognava sapere per interagire con esso.
Ricordo che fin dalla prima lezione rimasi affascinato da ciò che il mio
maestro spiegava. Nel silenzio apprendevo così velocemente ma nello stesso
tempo soffrivo perché tutto quello che conoscevo era solo teoria. Mi mancava la
pratica, ma ancora non ero pronto.
Alcuni ragazzi più grandi di me sapevano fare anche questo. Li ammiravo,
avrei voluto essere come loro! Ma capii che avrei dovuto amare di più per
riuscirci.
Un giorno il mio maestro si avvicinò al mio computer e lo mise in
funzione. Ricordo la gioia che provai. Indescrivibile! Mi paragonarono ad un
pulcino fuoriuscito dal guscio dell’uovo.
Da quel giorno dialogavo spesso con il mio maestro. Era un dialogo fatto
di sguardi e di rimproveri velati ed egli mi regalava dei dischetti per
arricchire la memoria del mio computer. Ma un giorno durante la ricreazione,
distratto dall’euforia del momento, alcuni “amici” mi offrirono dei dischetti
che infettarono il mio computer. Solo dopo scoprii che essi erano invidiosi del
fatto che il mio maestro mi voleva bene.
Il mio maestro mi guardò severamente ma nello stesso tempo mi insegnò
cosa fare per prevenire ogni possibile infezione. Lo ringraziai, ma piansi
amaramente. Dovetti reinserire pian piano tutto ciò che avevo perso.
Mi svegliai improvvisamente e rimasi turbato da quel sogno e andai da
mio Padre e gli raccontai il sogno.
Egli mi disse: «Ogni uomo senza la grazia è come una macchina inoperosa.
Infatti senza l’amicizia con Dio, l’uomo non può fare nulla. Ogni giorno si
deve nutrire di Parola di Dio arricchendo così il suo cuore. Deve vivere nel
mondo, ma non farsi distrarre da esso. Esso infatti è pieno di insidie, il male
è sempre pronto ad entrare nel suo cuore. Ma rimanendo nell’amicizia e con la
preghiera costante a Dio, ciò non accadrà».».
Rimasi turbata nell’ascoltare il suo racconto. Così piccolo ma così
grande nella sua saggezza.
Proseguii il cammino, mi accorsi che Egli era sempre accanto a me.
Ricordai dove l’avevo visto: era Palla di Luce, il mio angelo custode.
Da quel giorno capii l’importanza della preghiera.
Catanzaro, 10 agosto 1999
Proseguii il cammino ed Egli era sempre accanto a me.
Insieme attraversammo sentieri tortuosi, ma grazie alla sua presenza non
sentii la fatica nel cammino ma la gioia di avere un amico sempre pronto ad
aiutarmi, a sorreggermi prima di cadere.
Egli mi indicò la strada per raggiungere il Sommo Bene, l’Eterno Amore.
«Nel camminare - mi disse - osserva e taci». Non compresi, ma ero certa
che un giorno mi avrebbe dato una spiegazione.
Era lunga la strada che dovevamo percorrere, ma ero certa che con Lui
accanto niente e nessuno avrebbe potuto, anche solo per un attimo, interrompere
quel cammino.
Durante le soste, Egli mi rinfrancava lo spirito raccontandomi belle
storie.
Un giorno mi disse:
«Ascolta, medita e riempi di gioia il tuo cuore.
Quel giorno mi addormentai e feci un sogno:
Sognai di essermi perso in mezzo alla boscaglia, avrei dovuto far
ritorno a casa ma il buio me lo impediva. Il mio vestito era ridotto a
brandelli perché ero stato assalito da belve feroci.
Ero lì, seduto su un giaciglio, piangevo ed ero tutto infreddolito.
Finalmente arrivò l’alba, il sole spuntò all’orizzonte e vidi da lontano
avvicinarsi una bellissima Donna. Il suo vestito era bianco come la neve,
splendente di Luce come il sole. Mi si avvicinò, parve capire che avevo bisogno
del suo aiuto. Aprì le braccia, mi parve volesse abbracciare tutta l’umanità.
Mi avvolse nel suo manto. Era dolce il suo sorriso. «Chi sei?» - gli chiesi.
Improvvisamente mi svegliai, rimasi turbato da quel sogno, ma felice
andai da mio Padre perché ero certo che Lui avrebbe sicuramente risposto alla
mia domanda. Gli raccontai il sogno ed Egli mi disse:
«Quella Donna è Maria ,
Ogni giorno rivolgi il tuo sguardo verso di Lei ed Ella esaudirà le tue
suppliche».».
Proseguimmo felicemente il cammino ed Egli aprì il suo zainetto e mi
diede in dono una coroncina e mi disse: «Ecco la nostra arma per combattere
coloro che ci saranno d’inciampo sul nostro cammino».
Eravamo certi,
Catanzaro, 17 agosto 1999
Ricordo che un giorno dovevamo attraversare un ponte, ma al di là vi era
una folla pronta ad assalirci.
Inciampai su una pietra e vidi che poco più in là ve ne era un mucchio.
Istintivamente ne presi una, ma non feci in tempo a scagliarla contro quella
folla che Egli mi afferrò il braccio e mi disse con tono severo: «Cosa volevi
fare?»
Arrossii e con voce tremante risposi: «Non vedi, ce l’hanno con noi!».
«Non è la soluzione giusta, continua ad aver fede e sii paziente -
replicò -Accampiamoci qui sette giorni e
sette notti, sono certo che troveremo una soluzione».
Ricordai che avevo un’arma con me; la tirai fuori e me la strinsi tra le
mani e la paura svanì.
Quei giorni passarono veloci, ma ogni giorno che passava sentivamo che
un esercito di Luci era lì pronto ad aiutarci.
All’alba del settimo giorno Palla di Luce mi disse: «Alzati, è giunta
l’ora di andare!».
Felici attraversammo quel ponte ed una Luce ci avvolse. La folla rimase
accecata e non si accorse del nostro passaggio.
Ringraziammo il Signore per le meraviglie compiute e proseguimmo il
cammino.
Palla di Luce prese la parola e mi disse: «Ricordo di aver fatto un
sogno simile a ciò che ci è accaduto e sai cosa mi disse mio Padre?» - «Cosa?»
- risposi.
«Quando sei in pericolo, non cercare in fretta una soluzione. La fretta
è del diavolo. Ma medita dentro la tua cameretta sette giorni e sette notti. Di
certo, nel silenzio, troverai la soluzione giusta.
Fai sempre la volontà del Padre nostro che è nei cieli ed Egli benedirà
i tuoi passi».
Palla di Luce rimase per qualche minuto in silenzio e poi mi sussurrò:
«Se l’uomo comprendesse......griderebbe al mondo: l’Amore non è amato».
Con gioia accettai il rimprovero, lo ringraziai e proseguii il cammino
insieme a Lui.
Catanzaro, 26-31 agosto 1999
Proseguii il cammino insieme a Lui ed Egli mi disse:
«Un giorno mio Padre di buon mattino mi chiese di andare in città a
cercare la perla preziosa. Obbedii al suo comando e mi incamminai verso la
città.
Il cammino fu lungo, impiegai circa tre ore.
Fui colpito dal caos di quella
città, mi fermai e diedi uno sguardo intorno.
Vidi un’insegna con su scritto: “
La mia lettura fu interrotta dallo svolazzare di una colomba bianca che
d’improvviso entrò da quella finestra e si posò su un libro. Incuriosito mi
avvicinai, di colpo la stanza s’illuminò, lo lessi: era il Vangelo. Alla fine
esclamai: «Anch’io ho trovato la perla preziosa!».
Il sole stava per tramontare, di corsa ritornai a casa e raccontai a mio
Padre l’accaduto. Egli si complimentò con me e aggiunse:
«
Terminato il racconto Palla di Luce aprì il suo zainetto e mi diede in
dono il Vangelo e mi disse:
«Ecco il nostro scudo, ecco la nostra Luce».
Lo ringraziai. Fu grande la gioia quando nell’aprire notai che sulla
prima pagina vi era una dedica: «Ama come Lui ti ha amato».
Da quel giorno quello fu il mio unico pensiero: amare, amare, amare.
Eravamo certi: solo l’Amore può tutto e felici proseguimmo il cammino.
Catanzaro 21-25 agosto 2000
Fu durante una sosta che presi in mano il Vangelo e cominciai a
leggerlo. Ricordo la gioia che provai nel constatare quanto attuale fosse quel
linguaggio.
A bassa voce esclamai: «Non può rimanere solo un libro, è Parola del
Signore!»
«È necessario che l’uomo la ricordi, con amore e verità. Assaporala e
poi capirai.....»- soggiunse Palla di Luce.
Rimasi turbata, ma Egli proseguì:
«Ricordo che fin da piccolo trascorrevo il mio tempo libero, chiuso
nella mia cameretta a leggere e meditare il Vangelo.
Dalla finestra che illuminava la mia cameretta vedevo i miei compagni
giocare ma imperterrito continuavo nella mia lettura perché mi dava gioia.
Un giorno ero talmente stanco che il Vangelo mi fece da guanciale. Mi
addormentai e feci un sogno:
Sognai di essere insieme ai miei compagni, proprio quelli che sempre mi
disturbavano con il loro vocio durante le mie ore di studio. Sorrisi loro, ma
il cuore era tanto triste. Mi voltai, lacrime amare scendevano dal mio viso e
pensai: «Cosa posso fare per loro?»
Ad un tratto vidi quella Donna che mi si avvicinò e mi regalò una croce
e mi disse: «La croce di Gesù brilli sempre nel tuo cuore».
Non capii, ma al mio risveglio mio Padre era accanto a me. Gli raccontai
il sogno ed Egli mi scrutò ed esitò qualche istante prima di parlare.
Aspettai in silenzio e quegli attimi mi servirono a preparami
all’ascolto.
Sentii che ciò che stava per dirmi richiedeva molto impegno da parte
mia.
«Caro figliolo - mi disse - una croce, quella croce ha portato al mondo
la salvezza. Se vuoi essere discepolo di Gesù devi ogni giorno rinnegare te
stesso prendere la croce e seguire Gesù».
Terminato il racconto Palla di Luce mi disse: «Ama la croce e salverai
il mondo».
Lo guardai e pensai: «È un compito difficile, ma possibile con la grazia
di Dio ed il suo aiuto».
Egli mi sorrise e mi sussurrò: «Dopo la croce, un giorno risorgeremo con
Lui».
Da quel giorno e con maggiore forza proseguii il cammino insieme a Lui
certa che ogni sofferenza se offerta a Dio può salvare l’umanità.
Catanzaro, 19-20 aprile 2001
Proseguii il cammino insieme a Lui ed Egli mi disse:
«Quel giorno dalla collina scesi a valle e mi fermai presso una sorgente
d’acqua: insieme a me vi era mio Padre ed io ero talmente stanco che mi
addormentai sulle sue ginocchia e feci un sogno:
Sognai di essere presso quella sorgente; mi parve di sentire un lamento
ed incuriosito diedi uno sguardo attorno. A pochi metri vi era un grande
burrone, nel centro sostava una folla stremata da un lungo viaggio. Pensai:
«Avranno sete!». Presi la borraccia che mio Padre aveva riempito durante la
sosta e mi precipitai verso quella folla.
Fu terribile lo spettacolo che si presentò davanti ai miei occhi: alcuni
al mio passare mi voltavano il viso, altri, addirittura, le spalle; uno di
loro, con lo sguardo basso, piangeva. Fu proprio verso di Lui che si posò il
mio sguardo. Era giovane, ma aveva le sembianze di un vecchio deluso ed
amareggiato. Lo accarezzai ed egli mi sorrise. Aprì il libro della sua vita e
compresi che cercava la vera gioia,
Un fischio interruppe il mio sogno: un giovane pastorello era sceso a
valle e si apprestava con tanta pazienza ad abbeverare il suo gregge.
Il giorno stava per imbrunire, lo salutammo e ci avviammo verso casa.
Rimasi in silenzio per qualche minuto. Il sogno mi aveva turbato molto. Lo
raccontai a mio Padre perché sapevo che dalla sua interpretazione avrei
ricavato saggi insegnamenti.
Egli mi disse: «Ogni uomo è in cammino verso il regno dei cieli ed a
volte si ferma. Ma il Signore nel suo grande amore suscita in mezzo al suo
popolo il Profeta che parla in suo nome e l’uomo si fa cieco, sordo e muto al
suo richiamo d’amore ed è incapace a far leva nella storia. Colui, invece, che
si lascia plasmare incontrerà la vera gioia e dovrà ogni giorno iniziare il
cammino. E come una pecora, sentire il richiamo del suo Pastore che lo invita a
rigare dritto».».
Terminato il racconto Palla di Luce mi disse:
«Ascolta e fai sempre la volontà del Padre nostro che è nei cieli ed
incontrerai la vera gioia».
Poi trasse dal suo zainetto un fischietto e me lo diede in dono. Non
compresi a cosa mi potesse servire, ma Egli mi guardò e mi disse:
«Ascolta uomo quel fischio: il suo richiamo d’amore che ci invita a
convertirci e a credere al Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo».
Lo ringraziai e felice lo deposi insieme agli altri doni.
Quel giorno compresi che ancora lungo era il cammino per raggiungere
l’Eterno Amore e ripresi il cammino insieme a Lui.
Catanzaro 9 - 10 giugno 2001
Ripresi il cammino insieme a Lui ed Egli mi disse:
«Un giorno mio Padre di buon mattino mi chiese di andare verso il paese
a cercare un pezzo di legno. Obbedii al suo comando e mi incamminai prendendo
con me il mio zainetto.
Durante il cammino sentii uno scampanellio proveniente dalla valle.
Incuriosito tesi l’orecchio fino a quando vidi alcune pecorelle salire in
collina accompagnate da quel giovane pastorello.
Rimasi affascinato da Lui, ma non volli che si accorgesse della mia
presenza ed allora mi nascosi dietro un albero per osservare: le pecore
brulicavano l’erbetta che cresceva in quel luogo e Lui stesso li dissetava.
Quanta cura gli dava: «Eppure - pensai - sono solo delle semplici pecore!».
Una brezza leggera si levò e subito pensai che era l’ora di
ritornare a casa, ma ancora non avevo
compiuto la mia missione; non avevo perso tempo ad osservare quel piccolo
gregge e quindi pensai che era proprio lì il luogo in cui dovevo cercare quel
pezzo di legno.
Il vento si fece più forte ed un pezzo di tronco di quel albero cadde ad
un passo da me; lo raccolsi e, contento, presi la via del ritorno.
Mi accorsi che il sole era giunto al declino e di corsa ritornai alla
casa di mio Padre.
Egli appena mi vide, mi sorrise, mi ringraziò e dopo aver cenato si mise
subito a lavoro; io ero tanto stanco che me ne andai nella mia cameretta, ma
non riuscii a dormire e quindi senza far
rumore mi alzai, scesi le scale e raggiunsi il laboratorio di mio Padre. La
porta era socchiusa, ma non entrai per non disturbarlo. Diedi uno sguardo
attorno e trovai nella parete una piccola fessura. Mi avvicinai e vidi mio
Padre all’opera: aveva diviso quel pezzo di tronco in due; una parte l’aveva
utilizzata per ricavarne una piccola culla; ma non feci in tempo a capire cosa
stesse realizzando con l’altra parte, perché caddi a terra stremato dal sonno.
Mi svegliai all’alba, mi feci coraggio ed entrai nel laboratorio.
Mio Padre aveva appena finito il suo lavoro; grande fu la gioia quando
notai, con meraviglia, che mio Padre aveva scolpito il Bambin Gesù. Guardando
quel Volto mi ricordai di quel giovane pastorello. «Padre - esclamai - ha le
sembianze di quel giovane pastorello!».
Ed Egli mi scrutò e mi disse:
«Gesù è il Buon Pastore che dà la vita per le sue pecorelle. Il suo gregge sono
coloro che ascoltano
Terminato il racconto Palla di Luce mi disse: «Innamorati di Gesù ed
Egli ti cullerà e ti darà conforto e gioia».
Poi trasse dal suo zainetto un bambin Gesù di gesso e me lo diede in
dono. Lo presi fra le mani; quanto era bello e splendente di luce il suo Volto!
Non vidi la culla però. Ma Egli mi
guardò e mi disse: «Il tuo cuore sarà la sua culla, se lo amerai, lo ascolterai
e metterai in pratica la sua Parola».
Rimasi turbata, ma Egli mi sorrise e mi sussurrò: «Sii forte, non
preoccuparti, Io sarò con te». Lo
ringraziai e felice proseguii il cammino insieme a Lui.
Catanzaro 16 giugno 2001
Spesso ci regalavamo momenti di silenzio ed era proprio in quei momenti
che trovavamo la forza di andare avanti; il cammino era molto lungo e tortuoso.
Durante uno di questi momenti presi il bauletto che portavo sempre con
me e che Palla di Luce riempiva con i suoi doni e ne estrassi uno: il Bambin
Gesù.
Palla di Luce era seduto ad un passo da me e mi osservava; sapevo che il
suo sguardo era più di una telecamera nascosta. Egli riprendeva gioie, dolori,
le profondità del mio cuore, del mio essere: tutto ciò che solo Dio può
conoscere.
Non ero immune da vizi e quindi lasciai che mi scrutasse fino in fondo
anche se avevo un po’ di timore. Avrei voluto che mi dicesse qualcosa, ma
rimase muto.
Io, intanto, osservavo il Bambin Gesù che mi aveva regalato e notai che
l’artista, che l’aveva realizzato, lo aveva ritratto in un momento di gioco.
Infatti, lo aveva immaginato giocare come tutti i bambini piccoli nei loro
primi mesi di vita: sembrava divertirsi dirigendo la mano destra verso il piede
sinistro come se volesse fare un applauso particolare. Lo osservai a lungo
perché mi sembrava volesse giocare con me; ma l’unica cosa che seppi fare fu
baciarlo e ringraziarlo.
Intanto Palla di Luce prese un piccolissimo sasso a forma di confetto e
lo lanciò ad un centimetro dal mio piede destro. Pensai: «Perché questo? Forse,
per attirare la mia attenzione? Oppure per distogliere i miei pensieri che
distano dai suoi come da Oriente ad Occidente?».
Allora lo guardai ed Egli mi scrutò, mi sorrise e mi sussurrò: «Bisogna
diventare piccoli per entrare nel Regno dei Cieli». Pensai: «Devo amare di più
per riuscirci; solo così potrò dare una culla al Bambin Gesù e giocare con
Lui».
Egli conoscendo i miei pensieri, mi sorrise come per assecondarmi.
Prima di andarmene da quel luogo raccolsi quel sassolino. La sua forma
mi suggeriva il sapore della festa, preludio di quel che gusteremo se
persevereremo fino alla fine nell’ascolto e nell’osservanza della Parola di
Dio.
Rimasi turbata dal suo mutismo, allora, alzai gli occhi al cielo ed
elevai una preghiera al Signore che mi aveva usato misericordia: «Signore, non
distogliere lo sguardo su di me e non privarmi della tua presenza affinché io
non vacilli».
Egli mi prese per mano e serenamente proseguii il cammino insieme a Lui.
Catanzaro 12 – 16 giugno 2002
Un giorno Palla di Luce mi disse:
«Obbediente ad un comando di mio Padre,
presi l’asinello legato alla staccionata e mi incamminai verso il luogo
che Egli mi aveva indicato.
Stavo camminando
per la mia strada quando incontrai quel giovane pastorello alla ricerca di un
buon pascolo per il suo gregge.
Notai che Egli si
fermò ed anch’io mi fermai; legai l’asinello all’albero situato ad un passo da
me e mi nascosi dietro lo stesso per osservare quanto accadeva.
Egli conosceva una
per una le sue pecorelle, li chiamava per nome ed esse obbedivano. Rimasi
qualche ora ad osservare, ma all’improvviso mi rannicchiai, dormii e feci un
sogno: sognai di trovarmi nella stessa situazione, ad un tratto il cielo si
oscurò, presagio di un temporale imminente e così fu.
Il giovane pastorello si apprestò a trovare un buon
rifugio per il suo gregge; si guardò attorno: poco più in là vi era una grotta
scavata nella roccia e senza perdere altro tempo chiamò il gregge e in un attimo
le sue pecore furono il salvo.
Osservai quanto piccola era quella
grotta, ma così grande a contenere tutto quel gregge, la sua forma mi
richiamava alla mente un cuore.
Faceva molto freddo e quel giovane
pastorello accese della legna per riscaldare il suo gregge.
Mi svegliai,
richiamato dal fischio di quel giovane pastorello.
Egli si accorse di
me, mi salutò ed io proseguii la mia strada, feci quanto mi aveva ordinato mio
Padre e di corsa ritornai a casa contento di aver fatto anche quel giorno la
volontà di mio Padre.
Lo vidi da lontano
e corsi a salutarlo. Egli mi abbracciò, mi guardò, io fremevo perché volevo
raccontargli quanto accadutomi.
«Hai fatto un sogno?» -Egli mi disse. –
«Si» – risposi e cominciai a raccontargli tutto scrupolosamente, certo che mio
Padre mi avrebbe arricchito con i suoi insegnamenti.
Egli mi disse: «Gesù, Buon Pastore, è
sempre pronto a salvare il suo gregge dalle intemperie della vita. Il suo cuore
è grande, sempre pronto a consolare ciascuno di noi ed a riscaldarci con il suo
amore».
Terminato il racconto Palla di Luce mi
disse:
«Ascolta! L’uomo ingrato spesso ferisce
il cuore di Gesù quando non compie la volontà del Padre nostro che è nei cieli,
ma Egli aspetta con fiducia che la pecorella smarrita ritorni alla casa del
Padre. E fissandomi a lungo – proseguì – Guarisci le ferite di quel cuore, del
cuore di Gesù!».
Piansi pensando a
quante volte anch’io, povero peccatore, avevo ferito il suo cuore. Egli mi
guardò, asciugò le mie lacrime ed io mossa dal desiderio di riparare le offese
arrecate a quel cuore, proposi di fare ogni cosa bene, per la gloria di Dio e
per consolare il cuore di Gesù.
Proseguii il
cammino, sapevo che ancora lungo era il viaggio che mi conduceva alla mèta, ma
non disperavo perché Egli era sempre accanto a me.
Catanzaro 28 – 29 giugno 2002
Era verso
mezzogiorno quando ci fermammo per rifocillarci. In silenzio consumammo il
nostro pasto e riprendemmo il cammino.
Attraversammo una strada alberata: il fruscio degli alberi, il canto
degli uccelli allietavano il nostro cammino e si univano al nostro canto di
lode verso il Padre celeste che ha creato tutto ciò.
Fu in quel momento che Palla di Luce mi disse: «Spesso l’uomo ingrato ha
voglia di proibito, cerca gioie effimere, ma non comprende che la vera gioia è
riservata a colui che fa la volontà del Padre nostro che è nei cieli, non a
colui che dà le perle ai porci». Non compresi, ma mi rattristai molto.
Egli proseguì: «Un giorno, quel giorno, feci un sogno. Sognai di essere
in una grande città, c’era molto chiasso attorno a me; le scene di quel mondo
passavano velocemente davanti ai miei occhi come in un film: fornicazioni,
adultéri, sodomie, uccisioni, furti, rapine ecc; mi inorridisce il sol
pensiero. Ad un tratto cadde la pioggia e spazzò via tutto e rimasi solo.
Fui svegliato dal canto di una
allodola che si era posata sul davanzale della finestra della mia cameretta,
tremavo e mio Padre era lì pronto a consolarmi.
Lo abbracciai piangendo ed Egli mi disse: «Caro figliolo, ogni uomo è
chiamato a vivere nel mondo, ma non a confondersi con esso. Egli deve essere
mondo da ogni peccato e testimone del Cristo Risorto che dona la grazia a
quanti la cercano e che attende con pazienza che il peccatore pentito ritorni
alla casa del Padre». ».
Rimasi turbata da quel racconto, ma arricchita da quegli insegnamenti
che danno gioia al cuore e felicemente proseguii il cammino insieme a lui.
Catanzaro 30
giugno 2002
Un giorno Palla di Luce mi disse: «Sveglio di
buon mattino, incominciai la mia giornata con la preghiera e corsi subito da
mio Padre per conoscere la sua volontà.
Egli mi chiese di andare in città per far festa. Obbedii al suo comando e mi incamminai verso la
città. Sul mio cammino vi era gente con sandali, bisaccia e bastone. Il cammino
fu lungo, impiegai meno del previsto.
Arrivato in città vidi una folla radunata attorno ad un altare. Era un
giorno solenne, quel giorno. Alcuni fanciulli si apprestavano a ricevere per la
prima volta Gesù nel loro cuore. Si erano preparati quanto basta per capire la
grandiosità del dono, ma dovevano camminare molto per raggiungere la santità.
Mi nascosi tra la folla e mi guardai attorno. Sul muro dietro l’altare
vi erano appesi dei disegni elaborati dagli stessi fanciulli.
Li osservai uno per uno, ma grande fu il mio stupore quando ne vidi uno
in particolare: qualcuno aveva ricalcato la mia fisionomia senza avermi mai
visto; ero stato rappresentato in ginocchio accanto ad un calice.
Conoscevo l’autore, fin dal grembo di sua madre. Cercai di catturare il
suo sguardo, ma la fanciulla era talmente emozionata che non si accorse di me.
Finita la festa, ritornai a casa. Mio Padre era lì ad aspettarmi. Lo
trovai con una matita in mano; allora la mia mente ripercorse quanto accadutomi
quel giorno e mi ricordai di quel disegno e mi domandai: «Chi, se non nostro
Padre, aveva guidato quella mano?». Egli
mi guardò e mi disse: «Tutto è dono di Dio. A Lui la gloria».».
Terminato il racconto Palla di Luce mi sorrise. Io rimasi affascinata da
quel racconto, mi ricordai di quel giorno; quanti anni erano passati! Eppure,
Egli lo raccontava come se fosse ieri.
Quel giorno scoprii che fin da piccola Egli era sempre accanto a me.
Egli mi baciò e poi mi sussurrò: «Solo il Suo Corpo il Suo Sangue ti
sazierà. Cibati del Signore avrai la vita eterna».
Lo ringraziai e felicemente riprendemmo il cammino.
Catanzaro, 6
ottobre 2002
Ogni giorno Egli mi istruiva ed io traevo gioia e forza per andare
avanti.
Spesso rischiavo di venir distratta da quel mondo buio pieno di malizia,
falsità, ipocrisia. Ma Egli era sempre accanto a me, pronto a darmi una mano.
Ero certa, non ero sola, la sua presenza mi dava sicurezza.
Gemevo nello spirito per quanto accadeva attorno a me, ma quel giorno
Egli mi scrutò a lungo e poi mi disse: «Beati coloro che persevereranno sino
alla fine di essi è il regno dei cieli. Beati coloro che piangono perché
saranno consolati……».
Quante altre volte mi aveva sussurrato ciò, eppure, quel giorno sentii
che stava per avvicinarsi il giorno della consolazione. Poi Egli sfiorò le gote
mie, mi sorrise e proseguimmo il cammino.
Catanzaro, 7
ottobre 2002
Fu durante una sosta che Palla di Luce mi disse: «Ascolta e fanne
tesoro».
Rimasi in
silenzio, mi sedetti accanto a Lui ed Egli proseguì: «Un giorno mi addormentai
e feci un sogno. Sognai di essere in una città buia dove il peccato regnava
imperterrito. Un’angoscia percorse le mie stanche membra. Mi fermai a guardare
e vidi una luce provenire da quella casa. Pensai: «Sono un pellegrino in terra
straniera, coloro che vi abitano mi daranno sicuramente un giaciglio per
riposarmi per poi proseguire il cammino».
Suonai il campanello; sull’uscio di quella casa vidi comparire una
bellissima Donna, una tenera madre, che mi fece cenno di entrare. Cosa strana,
però! Parve aspettasse proprio me.
Mi guardai attorno; notai che non ero l’unico a chiedere ospitalità.
Quella donna era piccola, umile, piena d’amore, ricca di fede. Il banchetto era
pronto: mi diedero da mangiare ed un letto per dormire.
Ma quella notte rimasi sveglio.
Al mattino ringraziai per l’ospitalità, salutai e proseguii il cammino.
All’improvviso mi sentii chiamare. Mi voltai, quella Donna estrasse dal suo
seno qualcosa per me: una catena di granelli d’oro. La posò sul mio cuore e poi
scomparve.
Bruscamente mi svegliai e corsi da mio Padre. Gli raccontai il sogno ed
Egli mi disse: «Maria è la nostra mamma, il nostro rifugio. Sicuro baluardo
contro gli assalti del maligno. Bussa al suo cuore con il Santo Rosario ed Ella
esaudirà ogni tua supplica.
Il Santo Rosario è la catena dolce che ci lega a Dio, il compendio di
tutto il Vangelo, lo scudo dei nostri cuori, un canto d’amore intonato da
coloro che affidano alla Vergine Maria, Madre della Redenzione, le loro ansie,
le loro preoccupazioni, i loro affanni, le loro gioie, le loro sofferenze, le
loro speranze».».
Terminato il racconto Egli mi disse:
«Cammina con il Santo Rosario nel cuore, la nostra mamma celeste ti
consolerà».
Rimasi turbata, ma felice. Anche quel giorno Egli mi aveva dato una
certezza:
l’amore verso la nostra mamma celeste, la devozione al suo Santo Rosario
sono alla base per un solido cammino verso la santità.
Catanzaro 28/29
dicembre 2002
Proseguimmo il cammino ed Egli mi disse: «Quella mattina mio Padre mi
chiese di andare in città, io obbedii al suo comando ed intrapresi il viaggio.
Ormai conoscevo bene quella strada, l’avevo percorsa tante altre volte;
ogni minima scorciatoia era a me ben nota e in un lampo arrivai in città.
Mi guardai attorno, non nego che ogni
volta mi colpiva qualcosa in particolare. Quel giorno vidi un’insegna con su
scritto: “ La biblioteca degli st……..” Non riuscii a decifrare la parte finale
perché quella scritta era logorata dal tempo. La porta era spalancata ed
incuriosito entrai; ogni cosa era al suo posto, vi era lì un bibliotecario, di
bel aspetto all’apparenza, pronto a dare una mano nella ricerca dell’opera
desiderata. Mi guardai attorno, da un palchetto estrassi un libro, mi sistemai
in un angolino e cominciai a leggerlo, ma mi annoiai talmente che il mio
spirito si rattristò.
Non mi rimaneva altro da fare: dovevo
andarmene in fretta e così feci. In quel luogo vi era molta sapienza umana, ma
non era quella che io cercavo.
Sulla via del ritorno incontrai un
giovinetto che mi disse: «Chi cerca
Rimasi turbato, ma gioioso ed in fretta
ritornai alla casa di mio Padre; lo trovai seduto davanti alla porta, mi venne
incontro ed io un po’ timoroso raccontai ciò che avevo visto ed udito durante
il viaggio. Egli entrò in casa, prese un rotolo e cominciò a leggere:
«Quanti confidano in Dio comprenderanno la verità…… e poi scrutandomi a
lungo proseguì: - Ogni sapienza viene dal Signore, se desideri
Terminato il racconto Palla di Luce mi
sussurrò: «Rimani con Lui, il suo amore ti farà crescere in sapienza».
Gustai con gioia quelle parole e
felicemente proseguii il cammino insieme a Lui.
Catanzaro 21- 29
aprile 2003
Proseguii il cammino insieme a Lui ed Egli mi disse: «Ascolta e fanne
tesoro!
Un giorno mi addormentai e feci un sogno. Sognai di essere in casa,
quando sentii un forte boato, un terremoto.
Ebbi una gran paura, le pareti della mia casa ondulavano ma non ci fu
nessun crollo, di questo ne ero certo: mio Padre l’aveva ben costruita sulla
roccia.
Ad un tratto tanto silenzio, mi affacciai dalla finestra e vidi uno
spettacolo terribile: un cumulo di macerie.
Dopo qualche istante sentii lamenti , grida, pianti di bambini
sopravvissuti alla tragedia e rimasti orfani
e la voce di mio Padre che diceva: «Presto! Accogliamoli nella nostra
casa!». Spalancò la porta, li chiamò per nome ed essi un po’ timorosi, ad uno
ad uno entrarono nella nostra casa. Ed io rivolgendomi a mio Padre dissi:
«Padre, da oggi insegnerò loro ad amarti».
Mi svegliai
bruscamente e corsi da mio Padre per raccontargli il sogno ed Egli ascoltò e
poi mi disse: «Ogni uomo di buona volontà deve riempire la casa del Padre
nostro che è nei cieli ma per far ciò deve istruirsi per istruire gli altri e
far sì che ogni creatura impari a conoscerlo, amarlo e servirlo. Quindi,
occorre conoscere
Terminato il racconto rimase in silenzio per qualche istante e poi mi
disse: «Ama il Signore per farlo amare».
Da quel giorno quella frase illuminò il nostro cammino e lo proseguimmo
con gioia.
Catanzaro 23-26
agosto 2003
Era un giorno di festa, quel giorno. Eravamo lì, in prato fiorito,
davanti a noi una fanciulla intenta a raccogliere fiori; ne compose un mazzetto
e me lo diede in dono e giocherellando pronunziò la seguente frase: «Guardami!
E nel guardarmi, pensami! E nel pensarmi, amami! E più sarai amata».
Sembrava un cantico d’amore dello Sposo alla sua Sposa.
Rimasi turbata da
quella frase e nel proseguire il cammino mi domandai: «A chi devo rivolgere il
mio sguardo, il mio pensiero? Chi amare, per essere amata?». Non avevo dubbi! E
rivolgendomi a Palla di Luce dissi: «Gesù crocifisso vuole essere guardato,
amato, vuole conquistare ogni uomo di buona volontà con il suo grande amore».
Egli fece un cenno
con la testa come per assecondarmi e proseguì: «Ma l’uomo è ancora cieco ,
sordo e muto al suo richiamo d’amore».
Mi rattristai
molto e Palla di Luce rimase qualche minuto in silenzio e poi aggiunse: «Cristo
è lo Sposo dell’anima, andiamogli incontro in Movimento. Ama, credi, spera !».
Quel giorno capii che queste tre virtù,
la fede, la speranza e la carità, devono albergare nel cuore di ogni uomo per
poter camminare speditamente e raggiungere l’eterno Amore, lo Sposo.
Catanzaro 14 – 16
agosto 2004
Camminavo con Lui ed Egli mi plasmava con le sue parole ed il suo
esempio.
Un giorno mi disse: «Quel giorno mio Padre mi chiese di svolgere una
missione e di buon mattino m’incamminai per obbedire al Suo comando.
Stavo procedendo sui miei passi quando mi fermai attratto da una Voce.
Diedi uno sguardo attorno ma non vidi nulla. Il sole era alto all’orizzonte.
Tutto attorno tanta pace.
Allora decisi di riposarmi e di rinfrescarmi sotto un albero; ma ero
talmente stanco che mi addormentai e feci un sogno.
Sognai un uomo che ammaestrava i suoi figli dando a ciascuno di loro una
missione. Alcuni, attenti al suo
richiamo, accoglievano con gioia la sua Parola. Altri, risoluti nella loro
testardaggine, rifiutavano l’invito.
Passavano i giorni, i mesi e gli anni ed Egli imperterrito continuava ad
ammaestrarli, ricolmandoli di doni.
All’improvviso fui svegliato da un venticello leggero che rinfrescò il
mio spirito.
Rimasi turbato da quel sogno e risoluto feci quanto mi aveva ordinato
mio Padre e poiché il sole stava per
tramontare presi in fretta la via del ritorno, certo che anche quel giorno mio
Padre mi avrebbe arricchito con i suoi insegnamenti.
Quella sera Egli rimase in silenzio, ma il mattino seguente entrò nella
mia cameretta e dopo avermi scrutato a lungo, mi accarezzò e mi diede la
spiegazione che io cercavo.
Egli mi disse: «Ad ogni uomo il Signore affida una missione e a ciascuno
dona dei talenti che dovrà mettere a frutto per svolgere santamente la missione
affidatagli.
Molti però, distratti dalle cose del mondo, non ascoltano il suo
richiamo d’Amore.
A coloro che si sono convertiti alla Sua Parola, spetta offrire a Dio
sacrifici, suppliche e preghiere affinché ogni uomo possa raggiungere la
salvezza».
Palla di Luce interruppe il racconto e volgendo lo sguardo su di me
disse:
«Tendi l’orecchio ed ascolta! È questa la missione che il Signore ci ha
affidato in movimento: ricordare
Era un compito arduo, ma non avevo dubbi la sua presenza mi dava la
forza. Egli mi prese per mano e mi disse: «Beati coloro che persevereranno sino
alla fine di essi è il regno dei cieli».
E felicemente proseguii il
cammino insieme a Lui, certa che solo con il suo aiuto e la grazia di Dio avrei
potuto svolgere la missione affidatami.
Catanzaro 21- 23
maggio 2005
Da quel giorno sono passati giorni, mesi e anni ed Egli è sempre accanto
a me.
La sua presenza mi dona gioia, mi sprona a camminare.
Attorno a noi quanta gente a cui tendiamo la mano, doniamo un nostro
sorriso, una carezza, una parola, sorretti da un solo desiderio: Amare Cristo
nel fratello.
È nel fratello che Lo si incontra, è lì che vuole essere amato ed è da
questo desiderio che nasce tanta pace e gioia nel cuore e volontà ferma a
diventare santi.
Diventiamo Santi e sconvolgeremo il mondo intero!
Solo così raggiungeremo l’Eterno Amore, lo Sposo dell’anima, il tesoro
nascosto, la nostra gioia del cuore: Gesù.
Ne sono certa….siatene certi!.......
Allontaniamo i vizi ed acquisiamo le Virtù.
L’Amore (Gesù Cristo), che si dona nell’Eucaristia, conquisterà il
nostro cuore ed esso palpiterà d’amore per Lui.
Ed in movimento, portiamo Gesù nei cuori!